Autore: torsellisebastiano

  • Santa Cruz Bullit C:90 Il mio test ride

    Mi trovavo sempre a Massa Marittima, dai ragazzi del Bike Service, al termine della mia mezza giornata di prova con la VALA, ho deciso di provare la BULLIT ( purtroppo non la versione TOP di gamma.. ).

    Quando mi è capitata tra le mani la “nuova” Santa Cruz Bullit C:90, avevo aspettative alte… ma non così alte da immaginare che in un paio d’ore potesse diventare una delle e-MTB che più mi hanno divertito negli ultimi anni. Non è solo una questione di numeri o di componenti: è il modo in cui questa bici interpreta il concetto di “enduro elettrica”.


    Design e prime sensazioni: una presenza che si fa notare

    La C-90 colpisce subito per le proporzioni: massiccia, ma non ingombrante.

    Il carbonio di Santa Cruz, nella versione C, offre un mix riuscitissimo tra robustezza e un peso poco sopra i 22 kg in questo allestimento.

    Una volta in sella, ci si ritrova in una posizione molto equilibrata con la sensazione che la bici voglia più accompagnarti che dominarti. È una base di partenza che mi ha trasmesso subito fiducia ancora prima di inserire la prima pedalata.


    Salita: quando la potenza dei 100 NM non sovrasta il controllo

    Il Bosch Performance Line CX è noto per la sua grinta, ma sulla Bullit C-90 entra in scena con un comportamento quasi educato: spinge forte, sì, ma mai in modo brusco.

    Sulle rampe più tecniche la ruota anteriore resta incollata al terreno e ti permette di affrontare passaggi dove, di solito, con una full-enduro elettrica mi è capitato di “ballare” un po’ troppo.

    La batteria da 600 Wh, che sulla carta potrebbe far storcere il naso a chi cerca autonomia infinita, si è invece rivelata più che sufficiente. In modalità Auto ( non avendo tutta la giornata a disposizione ) mi sono trovato a gestire 53 Km, un dislivello importante di 1550 Mt di dislivello sia in salita che in discesa con un residuo di batteria del 18 %.
    Mi ha stupito perchè io ho una Focus 6.9 con batteria da 800 Watt e sempre motorizzata Bosch ma pesando ben quasi 5 kg in più posso confermarti che consuma quanto la Bullit con batteria però da 600 Watt.


    La sospensione: una progressione che sorprende

    Il nuovo schema sospensivo 4 Bar è forse la novità più importante della Bullit di ultima generazione, ed è lì che la C-90 mi ha convinto del tutto. Nei tratti smossi, sulle radici e nei rock garden, il carro assorbe senza risentimenti e rimane composto: niente rimbalzi strani, niente cedimenti che ti costringono a cambiare linea.

    La progressione è morbida all’inizio, perfetta nei tratti più veloci e nervosi ma quando inizi a spingere o arrivi ai drop più decisi, senti chiaramente il punto in cui la sospensione “pianta i piedi” e ti sostiene con fermezza.

    È quella sensazione di avere sotto il culo ( scusate in francesismo ) un’ammortizzatore molto progressivo

    La Bullit ha 170 mm di escursione ant/post e per i sentieri che ho fatto ho deciso di mettere il Flip-Chip nella posizione LOW perchè così facendo ho portato l’angolo di sterzo a 63,3° e abbassando il movimento centrale di 4 mm mi ha permesso di avere maggior stabilità e sentire la bici più incollata al terreno.


    Discesa: qui la Bullit mostra il suo DNA

    La Bullit C-90 è nata per scendere forte. Ma la cosa più interessante è che non devi essere un rider mega aggressivo per apprezzarla.

    Nei curvoni ti accompagna con una stabilità quasi prepotente; nei cambi di direzione rapidi ti sorprende perché, nonostante la mole da e-MTB, segue la tua linea con precisione.

    In merito alla configurazione MX, avrei preferito una configurazione Full 29 per quanto riguarda il diametro dei copertoni.

    Quando ho guidato pulito e quando mi sono concesso qualche ingresso più sporco nei rock garden la Bullit mi ha aiutato molto a raddrizzare la traiettoria o prenderla ancora più veloce quando era giusta.


    Feeling personale: quella fiducia che ti fa osare

    Ci sono bici che ti divertono e bici che ti trasmettono fiducia.

    La Bullit C-90, per me, è una delle poche che fanno entrambe le cose contemporaneamente.

    Mi sono ritrovato, senza quasi accorgermene, a osare linee in cui non passo sempre alla prima, semplicemente perché la bici mi faceva sentire sicuro.

    Non limitato, ma sostenuto. È come avere un compagno di riding più forte di te che ti dice: “vai, ci sono io”.


    Conclusioni: una e-MTB nata per chi non vuole compromessi

    La Santa Cruz Bullit C-90 non è una bici per tutti anche solo pensando al lato economico.
    È una bici per chi vuole salire bene e scendere ancora meglio.
    Per chi non ha paura dei sentieri tecnici.

    Cosa cambierei? Rullo di tamburi….

    Copertoni : Utilizzerei i copertoni radiali Gravity della Schwalbe ( se non mi importasse di aggiungere peso o se non facessi risalite su asfalto
    Oppure utilizzerei i copertoni di Specialized in particolare Hillbilly all’anteriore e l’Eliminator al posteriore per una maggiore scorrevolezza e un peso ridotto.

    Range Extender: Anche se ti ho detto che sono rimasto impressionato dall’autonomia, comprerei comunque il Range Extender da 250 Watt per quando vado in giro con PAPA’ oppure per quando avrò Lezioni di guida visto che solitamente si fanno giri decisamente più lunghi.

    Freni: Monta gli SRAM Maven Base, posso dirti che mi sono trovato abbasta bene ma su una bici così io monterei dei bei TRP DH-R Evo oppure sarei molto curioso di provare i Raicam.

    Grazie per essere arrivato fino a qui ci vediamo al prossimo test 😉

  • FIRST Ride Santa Cruz Vala XO AXS RVS

    Una mattina che mi resterà in testa

    Mezza giornata di test a Massa Marittima con la ebike Santa Cruz Vala XO AXS taglia M, un ringraziamento speciale a Francesco e ai ragazzi del Bike Service, è stata una di quelle esperienze che non puoi semplicemente “provare”: la devi vivere fino in fondo, dall’inizio alla fine.
    Bici impeccabile, controllata in ogni dettaglio, sentieri tenuti come si deve, e una disponibilità che ti mette subito a tuo agio.
    È raro trovare in Italia un servizio che ti faccia sentire immediatamente “nel posto giusto”.

    Il carro che sembra un cuscino…

    Una delle prime cose che ho percepito, dopo pochi km e con un sag del 25%, è stata questa sorta di morbidezza attiva da parte dell’ammortizzatore:
    la Vala mi ha dato l’impressione di essere “appoggiato su un cuscino” che assorbe tutto senza mai diventare spugnoso.
    Il posteriore filtra ogni piccolo urto con una naturalezza che quasi ti disarma, soprattutto nei tratti mediamente sconnessi, dove la bici sembra semplicemente… non appesantirti mai.

    Quella sensazione di “cuscino che sostiene” è molto particolare: non rimbalza, non si schiaccia, non affonda.

    Mi sono sentito come se stessi galleggiando ma senza mai staccarmi dal terreno.

    In salita tecnica è una lama.

    Quello che più mi ha sorpreso è stata la super agilità in salita tecnica e stretta.
    Me l’aspettavo più macchinosa e invece:

    • Cambia direzione con una rapidità eccezionale grazie anche al suo peso di 21.30 kg in taglia M senza pedali
    • mantiene la trazione, nonostante sia una 27,5 al posteriore
    • risponde ai micro-movimenti del corpo come se fosse più leggera di qualche chilo.

    Nelle curve a S strette, fra le rocce e sui gradini la Vala si muoveva con una naturalezza che mi ha fatto più volte dimenticare il suo peso reale.
    È una di quelle bici che nei passaggi lenti ti dà sicurezza e ti permette di scegliere la linea più istintiva.

    L’autonomia di 600 WH della batteria mi ha convinto?

    Ho pedalato sempre nella modalità di assistenza Auto, e sui muri più ripidi qualche colpo deciso di Turbo.
    Ricordo per chi non lo sapesse che la VALA monta motore e batteria BOSCH di ultima generazione
    In totale ho superato i 1.100 metri di dislivello positivo e negativo senza range extender, chiudendo il giro con una tacca e mezza di batteria.
    E questo è significativo:
    Io pesando solo 60 Kg la batteria da 600 WH è perfetta per la mia tipologia di uscite.
    Quando e se mai la comprerò per sicurezza comprerò anche il range extender se dovessi andare a girare in gruppo oppure per le mie lezioni private sapendo che i giri saranno più lunghi.

    Quando provi a lasciarla andare in discesa sullo scassato… arriva il limite (il mio, non il suo)

    Non è stata tutta magia.
    Nel veloce molto sconnesso, quello scassato vero come la black line Rock’n Roll Queen dove ci sono ripidi su roccia ripetuti, pietre smosse e curve strette non mi sono sentito completamente in controllo.
    Non perché la bici non rispondesse bene, anzi: il problema era quasi il contrario.

    La sensazione era che il posteriore assorbisse talmente tanto, mantenendoti sempre “in appoggio”, che mancava quella comunicazione diretta, quel feedback un po’ più ruvido che ti fa capire esattamente quanto grip hai.
    È un comportamento coerente con l’indole della Vala:
    predilige la compostezza, la progressività, la stabilità, più che quella cattiveria che ti permette di attaccare lo scassato come una bici da park pura.

    Risultato?
    La bici viaggia, va, macina.
    Ma tu, se non ci sei abituato, hai la sensazione che lei abbia ancora margine mentre tu stai finendo il tuo.
    Questo è dato anche dall’escursione, perchè la Vala nasce come una Trail Bike da 150 mm di escursione

    Il trail che mi ha fatto capire chi è davvero la Vala

    Sul Freeride, il sentiero che più ho amato della giornata, la Vala ha mostrato il suo carattere migliore:
    fluida, intuitiva, capace di trasformare ogni curva in una traiettoria naturale.
    Non devi litigare con l’anteriore, non devi controllare troppo il posteriore:
    ti basta avere una posizione di guida corretta e lasciarla scorrere e lei fa esattamente quello che ti aspetti.

    Qui il nuovo carro 4 bars e l’agilità si fondono, dando una sensazione di compatibilità totale col terreno.
    Un dialogo continuo, un ritmo che si crea da solo.
    Mi sono trovato molto mio agio sui salti, nelle compressioni e nei cambi di direzione

    Il bello di non pensare alla bici, ma all’esperienza

    La Vala è una bici che funziona meglio quando smetti di analizzarla e inizi a fidarti.
    È morbida dove serve, sostenuta dove importa, pronta a sorprenderti nel tecnico lento e a metterti alla prova nello scassato veloce.

    E soprattutto è una bici che trasforma la visita a Massa Marittima in qualcosa che mi resta addosso.
    E per questo devo ringraziare ancora i ragazzi del Bike Service: sentieri fantastici, cura impeccabile, e una Vala che sembrava uscita dal box quella mattina.

    IMPRESSIONI FINALI:
    Chiudendo questa mezza giornata intensa con la Vala top di gamma, la cosa più semplice da dire è: quando sei sulla versione più alta di gamma, non si può contestare nulla alla componentistica.

    I nuovi freni Maven Ultimate, ad esempio, sono stati una sorpresa enorme.
    Non hanno quella frenata “on/off” che a me piace molto, ma una modulazione lunga, progressiva che però non mi ha fatto uscire dalla zona di comfort.

    È un tipo di feeling completamente diverso dai precedenti sistemi: più controllato e in discesa mi hanno permesso di entrare in curva con una tranquillità che non avevo previsto, sapendo che la potenza frenante arrivava lì, sempre, ma non subito.

    C’è però una modifica che farei subito se solo si potesse ): mettere una ruota da 29’’ anche al posteriore.
    Perchè la Vala già sale bene e tiene molto il grip sul tecnico ma con una 29 dietro credo che la trazione migliorerebbe ulteriormente, soprattutto nelle sezioni lente dove ogni centimetro di grip fa la differenza.
    Senza nulla togliere al divertimento in discesa.

    Aggiungerei anche un Ochain, e non per moda:
    l’effetto principale è ridurre il contraccolpo sui pedali quando il terreno si fa croccante, smorzando la reazione della trasmissione.
    In pratica, ti fa sentire la bici più stabile, più “libera” nei tratti scassati.
    Con il tipo di sospensione posteriore della Vala così sensibile e sostenuta l’Ochain a mio avviso ci cadrebbe a pennello.

    Nota anche sul cockpit: il manubrio è stato tagliato a 780 mm e Rise da 35 mm per me era semplicemente ideale.

    Grazie per essere arrivato fino a qui, ti parlo dell’ abbandono del sistema ammortizzante VPP vista la tua pazienza nel leggere tutto 😉

    Si, la Vala è più Santa Cruz di quanto tu amante del VPP possa pensare….
    La Santa Cruz Vala senza VPP è una scelta tecnica, non commerciale.

    Rende la bici più stabile, più progressiva e alla portata di tutti perchè chi ha provato il VPP sa che se non si va forte in discesa il VPP diventa quasi un tuo “Nemico” perchè nelle piccole compressioni a basse velocità la sensazione è quella di avere un’ammortizzatore più rigido e meno fluido.

    E tu cosa ne pensi, rispecchi il tuo pensiero nelle mie parole?

  • YT torna : il marchio dato per spacciato che sorprende tutti


    Quando tutto sembrava finito… un colpo di scena inaspettato!!

    Per settimane si è parlato del possibile tramonto del marchio tedesco YT: voci di difficoltà finanziarie, clienti in attesa, dubbi sul futuro.

    Il marchio che aveva rivoluzionato il mondo della MTB con il modello direct-to-consumer sembrava sul punto di cadere definitivamente.
    Un’atmosfera pesante aleggiava nella community: chi aveva un ordine in sospeso, chi temeva per la garanzia della propria bici, chi pensava semplicemente di assistere alla fine di un’era.

    E poi, all’improvviso, la svolta.


    Il ritorno del fondatore: quando la passione supera la crisi

    Proprio nel momento più buio, è ritornata sulla scena la figura che ha creato YT: il suo fondatore ( Markus Flossmann ).
    Invece di lasciar andare alla deriva il brand, ha deciso di riprenderselo, investendo di tasca propria e ridisegnando completamente il futuro dell’azienda.

    Una mossa rischiosa, certo.

    Ma anche una dichiarazione d’amore verso ciò che aveva costruito: non un’operazione di facciata, ma un secondo inizio.
    Un tentativo di riportare YT a ciò che era all’inizio: un marchio diretto, creativo e soprattutto costruito da biker per biker.


    Promesse, ripartenze e un nuovo percorso

    Il rilancio non è solo comunicazione.
    Sono state annunciate misure concrete:

    • Riorganizzazione completa dei processi interni
    • Impegno a smaltire o rimborsare gli ordini in sospeso
    • Team più snello ma mirato
    • Ritorno a una gestione più artigianale, meno “corporate”

    È un’operazione di pulizia totale per riconquistare la fiducia di chi, fino a ieri, temeva di aver perso tutto.

    Certo, restano domande aperte: la ricostruzione prenderà tempo, il servizio clienti dovrà dimostrare stabilità, e il mercato oggi è molto più difficile rispetto a quando YT era sulla bocca di tutti, sono nati molti brand negli ultimi anni e la competizione è sempre più alta.


    Un mercato che cambia: YT controvento

    Il caso YT mette anche in luce un tema più profondo.
    Il modello diretto-al-cliente, che aveva portato alla ribalta molti marchi online come ad esempio il suo competitor del tempo Canyon, oggi è messo alla prova.

    Costi di produzione aumentati post Covid19, logistica imprevedibile, clienti più esigenti e la fine del boom post-pandemia.
    Sopravvive chi sa adattarsi, chi sa rendere sostenibile ciò che un tempo sembrava semplice.

    YT sta provando a farlo.
    E lo fa con una mossa controcorrente: invece di espandersi, fa un passo indietro per farne due avanti.


    La rinascita: un nuovo inizio o un’ultima occasione?

    La notizia che YT è viva e sta ripartendo ha riacceso entusiasmo e dibattito nel mondo MTB.
    Il marchio non ha solo evitato il fallimento: ha scelto di rinascere, di riprendere controllo, di tornare alla sua identità originaria.

    Ma la vera sfida inizia adesso.

    Riuscirà YT a riconquistare la fiducia dei biker e a dimostrare che questo rilancio è qualcosa di concreto, duraturo e autentico?

    E tu che stai leggendo: credi davvero che YT sia pronta a tornare più forte di prima… o questa è solo l’ultima pedalata prima della salita più dura?


    GRAZIE per essere arrivato/a fino a qui 😉

  • First Ride Amflow PL Carbon a Gattinara

    Gattinara, una mattina piovosa di fine ottobre. Le vigne ancora tinte di rosso e oro, il profumo dell’autunno nell’aria e davanti a me lei: la Amflow PL Carbon, la “nuova” e-MTB di cui tutti parlano, equipaggiata con il motore DJI Avinox.

    Ero curioso, lo ammetto. Dopo aver letto i test volevo capire se questa bici fosse davvero così diversa da tutto ciò che ho provato finora.

    Prime pedalate: la spinta

    Quando ho aperto la finestra quella mattina, il cielo era un lenzuolo grigio e la pioggia cadeva insistente. Per un attimo ho pensato di rimandare il test.

    Ma poi ho guardato la Amflow PL Carbon lì, pronta, come se mi sfidasse a uscire comunque.

    E in quel momento l’entusiasmo ha preso il sopravvento!!

    Appena ho premuto il pulsante di accensione, il display touch si è illuminato con quell’estetica pulita e quasi “aerospaziale” che solo DJI poteva immaginare.

    Già dai primi metri su sterrato si percepisce una differenza: il motore Avinox ha una risposta istantanea, ma non brutale.

    Ti accompagna dentro la salita, ma senza strattoni.
    In modalità Auto, la bici sembra quasi “capirti”: dosa la potenza in base alla pendenza e alla spinta sui pedali.

    È una sensazione che molti tester hanno definito “naturale ma esplosiva”. Ed è proprio così: una spinta possente ma sempre sotto controllo.

    Quando la salita di Gattinara si è fatta più decisa, ho provato il Boost: il motore ha tirato fuori tutta la sua cattiveria, con coppia fino a 105 Nm e picchi dichiarati di 120 Nm.

    È in quei momenti che capisci perché tanti tester lo hanno definito “rivoluzionario”.

    Discesa: sorprendente

    Con 160 mm di escursione all’anteriore e 150 mm al posteriore, la Amflow PL Carbon è una piuma, pesa solo 19,2 kg e stiamo parlando di una e-mtb full power.
    Sul tecnico come la nera di gattinara e nei tratti rocciosi sopra il bosco di Lenta ho potuto lasciarla scorrere, senza sentirmi mai al limite.
    La bici scorre fluida, precisa nei cambi di direzione, stabile anche quando la velocità aumenta.

    È quel tipo di equilibrio che ti dà fiducia, come se avessi margine in più su ogni curva.

    Unico piccolo appunto: sui tratti più ripidi sconnessi ho notato che essendo una bici da trail bisogna lavorare di più con le gambe per farla galleggiare e renderla più stabile, un missile però nei cambi di direzione e nelle curve a gomito.

    Autonomia e dislivello: la potenza che non finisce mai?

    La PL Carbon in test montava la batteria DJI Avinox da 800 Wh, e devo dire che è una delle cose che mi ha più impressionato.

    Partendo dal bar di Gattinara, ho percorso un giro da 45 km con 1 700 m di D+ e D-, alternando modalità Auto e Trail per la maggior parte del tempo, con qualche spinta in Boost sui tratti più ripidi.
    Alla fine del giro, la batteria segnava ancora circa 15 % di carica residua. Considerando il mio peso (60 kg) è un risultato eccellente.

    In condizioni ideali, è realistico puntare a oltre 2 000 m di dislivello con una singola carica.
    C’è da segnalare che la batteria da 0 a 75% si ricarica in meno di 1,5 ore

    La cosa che più mi ha colpito è come l’erogazione resti sempre piena anche con la batteria quasi scarica:

    il motore non cala di potenza, non “molla”.

    È coerente fino all’ultimo watt, e questo fa davvero la differenza nei giri lunghi.

    Motore DJI Avinox: rivoluzione o moda?

    Dopo averlo provato, non ho dubbi: il DJI Avinox è un motore che segna un cambio di passo nel mondo e-MTB. Non solo per la potenza, ma per la sensazione di controllo e la gestione elettronica.
    DJI ha portato la sua esperienza nei sensori dei droni direttamente sui pedali: l’unità rileva la velocità della ruota 42 volte a giro, anticipando la tua intenzione di spingere o rallentare con una naturalezza impressionante.

    Esperienza e rete di assistenza

    Uno dei dubbi che avevo prima di provarla era sulla rete di supporto: marchio nuovo, motore “esotico”… E invece no. DJI e Amflow hanno già una rete solida ufficiale di rivenditori in Italia.

    Conclusioni: la bici che ti fa venir voglia di cambiare

    La Amflow PL Carbon mi ha lasciato addosso quella sensazione che solo poche bici riescono a darti durante la prima uscita: la voglia di tornare subito in sella. È una bici potente ma gestibile, capace di regalare vera emozione.
    Certo, non è perfetta ma chi lo e?

    È una e-MTB nata per divertirsi.

    A chi la consiglierei? A chi ha già esperienza e vuole una e-bike “definitiva” e ama sentire la potenza sotto i piedi senza rinunciare alla naturalezza.
    Dopo un giro così, non resta che una domanda: quanto ancora può evolversi una e-MTB?

    Se il futuro è come questa Amflow, direi che siamo appena all’inizio.

    Spero di riaverla in test per più giorni così da darvi più dati e sensazioni possibili 😉

  • Cinque anni dopo il boom post COVID-19: lo stato attuale e il futuro del mercato bici

    A cinque anni dal boom pandemico, il mercato delle biciclette ha attraversato una fase di consolidamento e adattamento.

    Le aziende leader come Pon.Bike, Specialized, Giant e Cube hanno affrontato sfide diverse, influenzate da dinamiche economiche, cambiamenti nella domanda e nelle strategie aziendali.


    🏢 Gruppo Pon: Stabilità e Diversificazione

    Pon.Bike, parte del conglomerato olandese Pon Holdings, ha mantenuto una posizione solida nel mercato.

    Nel 2024, le vendite di biciclette hanno generato circa €2,1 miliardi di ricavi, contribuendo a un fatturato complessivo del gruppo di circa €9,9 miliardi Pon.

    Il gruppo Pon produce Santa Cruz, Cannondale e Focus come marchi più conosciuti.


    🚴‍♂️ Specialized: Innovazione e Crescita

    Specialized ha continuato a investire in innovazione, lanciando nuovi modelli e ampliando la propria presenza nei segmenti delle e-bike e gravel.

    Sebbene i dati finanziari specifici non siano disponibili, la continua espansione e l’introduzione di prodotti innovativi suggeriscono una strategia orientata alla crescita e all’adattamento alle tendenze del mercato.

    Sappiamo i dati di Specialized italia con un fatturato nel 2024 di  68.152.484,00 euro


    🚲 Giant: Recupero e Adattamento

    Giant, uno dei principali produttori globali, ha registrato nel primo semestre del 2025 ricavi consolidati di 32,61 miliardi di dollari, con un utile netto di 560 milioni di dollari segnando una diminuzione del 66,7% rispetto all’anno precedente.

    Nonostante ciò, l’azienda ha visto una crescita del 30% nelle vendite OEM, indicando una ripresa nella domanda.


    Cube: Sfide Logistiche e Adattamento

    Cube, con sede in Germania, ha affrontato sfide logistiche, tra cui ritardi nelle consegne di modelli 2025. Tuttavia, la sua forte presenza in Europa e la reputazione consolidata nel segmento delle mountain bike e e-bike suggeriscono una resilienza nel mercato.

    Nel 2024 Cube ha chiuso con un fatturato di 1.162 milioni di euro.


    Ho una domanda da farti!!

    Sapendo come stanno andando le aziende, il loro fatturato può incidere sulla scelta della tua prossima bici?
    Se sai che un’azienda va bene pensi che quella bicicletta in futuro sarà sempre voluta e vista in un certo modo così da non perderci troppi soldi nella rivendita avrai più intenzione di comprarla?
    O sei quel tipo di persona che studia la componentistica, le geometrie della bicicletta, guarda i test, cerca la bici migliore per la tipologia di uscite e non gliele frega dei dati finanziari dell’azienda?

    📊 Confronto tra le Aziende

    • Pon.Bike emerge come una delle aziende più stabili, grazie alla sua diversificazione e solidità finanziaria.
    • Giant mostra segni di recupero, con una crescita nelle vendite OEM.
    • Specialized continua a puntare sull’innovazione per mantenere la competitività.
    • Cube affronta sfide logistiche, ma la sua posizione consolidata in Europa le consente di affrontare le difficoltà con maggiore resilienza.

    Conclusione

    Il mercato delle biciclette nel 2025 evidenzia un panorama in evoluzione, dove la capacità di adattamento, l’innovazione e la diversificazione sono fondamentali per il successo.

    Le aziende che sapranno rispondere efficacemente alle sfide del mercato continueranno a prosperare, mentre quelle che non riusciranno ad adattarsi potrebbero affrontare difficoltà significative.

  • YT Industries: ascesa, caduta e il campione che l’ha fatta esplodere

    Le origini e la crescita

    YT Industries (Young Talent) è stata fondata nel 2006 da Markus Flossmann e Jacob Fatih.

    L’idea era quella di offrire al cliente finale bici da mountain bike (inizialmente dirt jump / freeride) con forte valore tecnico ad un prezzo molto competitivo, vendute principalmente con il modello direct‑to‑consumer.

    Qualche tappa fondamentale della sua ascesa:

    • Introduzione di modelli di grande successo come il downhill Tues, la enduro Capra, e successivamente altri modelli per trail, e‑MTB, etc.
    • Adozione precoce del canale online, con vendite che spesso “andavano esaurite” poco dopo il lancio, grazie a rapporti prezzo/prestazioni ritenuti molto convincenti.
    • Partnership significativa con private equity (Ardian) nel 2021 per espandersi, migliorare l’esperienza cliente, rafforzare il prodotto, entrare nei mercati internazionali.

    Il ruolo del pluricampione Aaron Gwin

    Aaron Gwin pose for a portrait at the UCI DH World Tour in Lourdes on April 10th, 2016

    Aaron Gwin, star del downhill, è stato ingaggiato nel team YT Mob per la stagione 2016, portando visibilità internazionale al marchio.

    Alcuni punti chiave:

    • Gwin ha vinto diverse tappe della Coppa del Mondo DH con YT, contribuendo al prestigio e all’immagine della marca.
    • La sua scelta di passare da un brand grande come Specialized a YT fu influenzata dal desiderio di avere maggiore voce nella progettazione, feedback reale, e riconoscimento personale. YT in quegli anni lasciava piena libertà a Gwin e lo ascoltava per migliorare sempre di più.
    • Questo accordo fu una pietra miliare per YT: la presenza di Gwin nel fiore dei suoi anni nelle competizioni della Coppa del Mondo conferiva credibilità, attirava attenzione, e rafforzava la percezione del marchio “che può competere contro i migliori”.

    Il punto di svolta / il crollo

    Nonostante il successo, YT ha cominciato a mostrare segni di cedimento per una serie di ragioni multifattoriali:

    1. Domanda instabile post‑COVID19– durante la pandemia la richiesta esplose, ma successivamente calò, lasciando stock elevati.
    2. Guerra dei prezzi – molti marchi abbassarono i prezzi o fecero promozioni forti per smaltire inventario, comprimendo i margini.
    3. Problemi nella supply chain – fornitori che non rispettavano i tempi di consegna o la qualità del trasporto e aumentarono i costi.
    4. Costi operativi crescenti – in particolare, la decisione di portare in-house l’assemblaggio (precedentemente molti componenti arrivavano già montati), che ha richiesto investimenti e immobilizzazione di capitale maggiore.
    5. Condizioni macroeconomiche sfavorevoli – tassi di interesse in salita, inflazione, instabilità nei mercati USA, cambiamenti normativi/doganali.
    6. Aspettative molto alte – l’azienda aveva promesso espansione, innovazione, tante novità; ogni nuovo modello produceva attesa, ma le risorse per fare tutto bene non erano sempre sufficienti.

    Tutto ciò ha portato YT nel luglio 2025 a entrare in procedura di self‑administration, una forma di ristrutturazione legale in Germania per riorganizzare debiti, attrarre investimenti, ristrutturare i costi operativi.

    Le parole preoccupanti del CEO Markus Flossmann

    Alcune frasi significative tratte dalle sue dichiarazioni:

    “Il marchio è stato colpito dal ‘contraccolpo’ che ha travolto gran parte dell’industria ciclistica dopo il COVID‑19, con problemi nella supply chain e una domanda instabile negli Stati Uniti che hanno contribuito alle nostre difficoltà finanziarie.”


    “Un fornitore chiave ci ha deluso con problemi e ritardi nelle consegne proprio nel momento in cui ne avevamo più bisogno.”


    “Siamo grati per il supporto ricevuto dai nostri partner finanziari, ma non è stato possibile ottenere ulteriori finanziamenti con la struttura aziendale attuale.”


    “Abbiamo raggiunto un punto che non riesco più ad affrontare da solo.”


    “Siamo già in trattativa con nuovi potenziali partner e siamo fiduciosi che presto torneremo sulla giusta strada.”


    “Certo, questo è un capitolo difficile nella storia di YT, ma non è la fine. Per me, è solo un reset: l’inizio di un nuovo capitolo, un’opportunità per riprendere fiato e rimettere tutto in ordine.”

    Stato attuale e prospettive

    • Molti dipendenti in Germania sono stati licenziati o sospesi per contenere i costi.
    • Il mercato USA è stato dichiarato “meno colpito”, ma l’instabilità nei costi, nelle politiche commerciali e nella domanda lo ha influenzato.
    • Ordini fatti durante promozioni flash o vendite scontate non sempre sono stati evasi, e il rimborso è diventato un tema critico con clienti in limbo.
    • YT continua a lanciare nuovi modelli anche dopo l’annuncio della ristrutturazione, tentando di mantenere attiva l’offerta al pubblico.

    Conclusione

    YT Industries è diventata grande grazie a tre elementi fondamentali: innovazione tecnica, modello direct-to-consumer che abbatte costi intermedi, e immagine costruita tramite risultati agonistici (partecipazioni e vittorie in DH World Cup, grazie ad Aaron Gwin e tutto il Team).

    Tuttavia, questi stessi elementi – aspettative alte, necessità di forte investimento, esposizione alle oscillazioni della supply chain e alla volatilità dei mercati – sono diventati il tallone d’Achille quando le condizioni macroeconomiche si sono deteriorate.

    La procedura di self‑administration non significa, almeno per ora, un fallimento totale, ma un punto di svolta. Markus Flossmann sembra determinato a riorganizzare, a cercare nuovi partner, a riportare la salute finanziaria, ma anche la fiducia dei clienti.

    Se riuscirà, YT potrà emergere più snella, più consapevole dei propri limiti, ma ancora credibile sul fronte della performance; se non riuscirà, l’ombra del fallimento sarà pesante non solo per l’azienda, ma per il modello direct‑to‑consumer nel settore bici.

    E tu cosa ne pensi? Riuscirà YT a tornare tra i grandi ? Fammelo sapere nei commenti 😉

  • Due E‑Mtb da collezione: Limited Edition a confronto

    Quando si parla di E‑Mtb da sogno, rare e “fuori dall’ordinario”, poche bici possono rivaleggiare con la S‑Works Turbo Levo 4 LTD e la Santa Cruz Bullit Podium.

    Entrambe sono pensate per chi non accetta compromessi: alti costi, componenti di prima scelta e un’attenzione estrema ai dettagli.

    Ecco un confronto che mette in luce i punti di forza, differenze e gli scenari d’uso ideali.

    S-Works Turbo Levo 4 LTD vs Santa Cruz Bullit Podium

    Motore e Potenza:

    • La Turbo Levo 4 LTD monta un Motore Specialized 3.1 da 111 Nm di coppia e 720 W di picco. Il cervello della Turbo levo è il display MasterMind TCU.
    • La Bullit Podium possiamo dire finalmente come la nuova Vala monta il motre Bosch Performance Line CX con 100 Nm di coppia e 750 Wh di picco. Potente e affidabile, ma meno “aggressivo” rispetto alla Levo.

    🔋 Batteria e Autonomia

    • Levo 4 LTD: Batteria da 840 Wh integrata + range extender da 280 WH incluso. Pensata per uscite molto lunghe fino a 5 ore.
    • Bullit Podium: 600 Wh + possibilità di aggiungere un PowerMore da 250 Wh. Autonomia buona, ma richiede range extender per reggere i ritmi dell Turbo Levo.

    🛠️ Telaio e Geometria

    • Levo 4 LTD: Carbonio FACT 11m con geometria regolabile (flip-chip + offset regolabile). Mullet (29” ant. / 27,5” post.).
    • Bullit Podium: Carbon CC con geometria MX fissa. Escursione più abbondante, pensata per chi ama la discesa.

    🧱 Sospensioni

    • Levo 4 LTD: FOX Podium Factory da 160 mm e ammortizzatore FOX Float X con sistema GENIE (fluido e progressivo).
    • Video spiegazione ammortizzatore GENIE: https://youtu.be/v29gPeYAuzI?si=B11Yw3eccwXM2dAZ
    • Bullit Podium: FOX Float X2 Factory e forcella upside-down FOX Podium da 170 mm. Set-up più orientato al gravity riding.

    ⚙️ Trasmissione e Componenti

    • Levo 4 LTD: SRAM XX Eagle Transmission AXS wireless. Freni Trickstuff Maxima (top di gamma assoluto).
    • Bullit Podium: SRAM X0 Eagle AXS T-Type. Freni SRAM Maven Silver + dischi HS2 da 200 mm.

    🔩 Ruote e Copertoni

    • Levo 4 LTD: Ruote Traverse HD carbon con mozzi Industry Nine Hydra. Copertoni Butcher GRID Gravity.
    • Bullit Podium: Ruote Reserve 30HD carbon con mozzi DT Swiss. Copertoni Maxxis DoubleDown. Molto resistenti, pensate per i trail più duri infatti hanno un peso specifico importante di 1.238 g.

    🎨 Estetica e Esclusività

    • Levo 4 LTD: Edizione limitata con finiture raffinate, componenti boutique e range extender incluso.
    • Bullit Podium: Ultra-limitata (meno di 100 pezzi al mondo), colorazione “Black Pink Splatter” e dettagli unici co-progettati con SRAM.

    ⚖️ Peso (indicativo taglia L)

    • Levo 4 LTD: ~23 kg (inclusa batteria da 840 Wh e componenti massicci).
    • Bullit Podium: ~22,3 kg. Più leggera ma con batteria più piccola.

    💰 Prezzo

    • Levo 4 LTD: € 19.999
    • Bullit Podium: € 12.999

    Non chiamiamole bici: Levo LTD e Bullit Podium sono capolavori da collezione:

    Non si tratta solo di bici elettriche per pochi, ma di autentici capolavori su due ruote.

    Sono il risultato estremo di ciò che può nascere quando l’ingegneria incontra il design.

    Ma personalmente?
    Io non le porterei nemmeno fuori casa.
    Non per paura di sporcarle, ma perché le vedo più vicine a un’opera d’arte che a un mezzo da usare.

    Le appenderei in salotto, sotto una luce soffusa, tra una fotografia d’autore e una libreria.
    Non per vanto, ma per godermi ogni curva del telaio, ogni dettaglio anodizzato, ogni scelta stilistica.

    Sono oggetti che parlano di passione, esclusività e visione.
    Più da ammirare che da pedalare.

    Purtroppo in mancanza di denaro non potrò portarti i test di queste due E-mtb 😦

    E tu cosa ne pensi, solo follia o c’è qualcosa di più? Fammelo sapere nei commenti.

  • Fox Podium: Tutta un’altra forcella.

    In un mondo dove le forcelle da enduro più conosciute sembrano tutte uguali, Fox ha deciso di capovolgere le cose. Letteralmente.
    La nuova Fox Podium è una forcella a steli rovesciati, un formato raro per l’enduro, ma pensato per chi vuole il massimo delle prestazioni in discesa.

    Disponibile in due versioni (160 mm e 170 mm), ha un peso dichiarato di circa 2.775 grammi: non leggerissima, pesa circa 700 grammi in più della forcella fox 36 che tutti noi conosciamo e molto probabilmente abbiamo anche utilizzato.

    La Podium è stata costruita per garantire rigidità e precisione anche nei trail più impegnativi.

    Ho già delle domande da farti, scrivimi la tua opinione qui sotto nei commenti!!
    Ha davvero senso su una bici elettrica ? Vale la pena spendere oltre 2.000 euro per una forcella? Scopriamo insieme pregi, difetti.

    Scorrevolezza: è tempo di Podium

    La Fox Podium si differenzia dalla cugina Fox 36 per il perno in acciaio da 20 mm, la scorrevolezza e la sensibilità maggiore che ha il rider durante la discesa perchè mangia un pò tutto e più si aumenta la velocità più questa caratteristica salta all’occhio.

    Rigidità Torsionale: prediligo la Fox 36

    Il livello torsionale però non beneficia la Fox Podium perchè non essendoci l’archetto e pesando 700 grammi in più rispetto alle Fox 36 e impossibile che abbia la stessa rigidità.

    Posso chiudere l’idraulica per la salita?

    L’ idraulica Grip X2 della  Fox Podium non ha una vera e propria chiusura detta anche “climb switch” come le possiamo trovare sulle forcelle da più da trail.

    Per ottenere una sensazione simile al lockout sulla podium bisogna andare a chiudere sia le High Speed Compression e Low Speed Compression

    ( HSC / LSC ).

    • N.B per chiudere le compressioni devi girare in senso orario quindi verso destra 😉

    Se ho un E-bike come si comporta in salita??

    Podium vs 36: sfida in salita

    La Fox Podium è più morbida e ti aiuta a passare più facilmente sugli ostacoli, il contro però è che l’avantreno è più alto quindi per evitare impennate involontarie o una maggior perdita di trazione dovrai affrontare le salite impegnative con il busto più in avanti portando così più peso all’anteriore.

    Quello che mi preme dirti è che se vuoi montare la forcella Podium su una E-bike da enduro che pesa 25 kg per quando dovrai affrontare una salita dovrai avere una posizione decisamente più attiva e questo ti penalizza la maneggevolezza nello stretto.

    Scegli la tua linea e tienila fino in fondo:

    Come tutti noi ben sappiano la scelta della linea giusta è fondamentale sia in discesa che in salita, quindi per la conclusione di questo articolo io ti dico che la mia linea l’ho scelta e sarà indirizzata sulla Fox da 36 per quanto riguarda l’Ebike e la Fox Podium per quanto riguarda la mia bici da enduro e park!!

    Voglio precisare che sicuramente proverò la Podium sulla mia bicicletta elettrica e se dovessi cambiare idea te lo farò sapere con un articolo;)

    Per prezzi e caratteristiche tecniche ti lascio il link di Fox

    https://ridefox.com/pages/podium

  • Quando il downhill chiama: Brembo risponde!!!

    Un tuffo nel passato: l’esordio del 2003 nel mondo delle Mtb.

    Brembo tra il 2003 e il 2005 aveva già sviluppato un impianto frenante pensato per il downhill.

    L’impianto era progettato da tecnici provenienti dal Motomondiale e dal motocross, con l’obiettivo di offrire una potenza e modulabilità di frenata da moto rapportata ad una bicicletta.

    Le opinioni di chi l’aveva provato ai tempi erano state entusiasmanti.

    Alta tecnologia, alti costi: la prima scommessa persa di Brembo in Mtb:

    Nonostante i giudizi tecnici eccellenti, il prezzo molto impegnativo e la scarsa rete distributiva portarono Brembo ad un flop commerciale.

    Il prodotto venne percepito dai riders più come un esperimento ingegneristico che come un componente destinato ad un utilizzatore finale.

    In Europa e in Italia la reperibilità era quasi nulla, con pochi rivenditori selezionati ed assenza di una vera e propria rete post-vendita.

    L’impianto venne distribuito principalmente negli Stati Uniti e in quantità molto limitate.

    Nuova vita per un’idea ambiziosa in collaborazione con Specialized:

    Durante le recenti tappe della Coppa del Mondo di DH gli appassionati più attenti avranno notato qualcosa di nuovo sull’impianto frenante utilizzato dal pluricampione mondiale Loïc Brunì.

    La sua Specialized montava un impianto inedito, privo di loghi visibili, conosciuto tra gli addetti ai lavori come “Project Black”.

    Le immagini scattate durante le gare della Coppa del Mondo mostravano un prototipo di impianto frenante formato da:

    • Pinza a 4 pistoncini, in alluminio lavorato al CNC (grezzo, finitura satinata).
    • Serbatoio volumetrico sul pompante, leva nera (probabilmente carbonio).
    • Pompa assiale (non radiale come freni moto)

    Sebbene non ci fosse ancora una conferma ufficiale diversi indizi portavano ad un prototipo sviluppato da Brembo in collaborazione con Ohlins.

    Ma adesso….. e’ ufficiale!!!

    Precedentemente vi ho riportato tutti i rumors che circolavano nel mondo della Mtb, non volevo svelarvi tutto subito…

    Brembo in collaborazione con Specialized entra finalmente nel mondo del downhill!!

    Il nuovo impianto frenante BREMBO si compone così:

    • pompa freno assiale che offre oltre alle due comuni regolazioni (distanza leva e corsa a vuoto) anche la regolazione dell’interasse.
    • pinza post-mount con quattro pistoni in alluminio con diametro 18 mm.
    • disco freno fisso di spessore 2,3mm, specificatamente progettato per abbinarsi alla pinza, con fascia maggiorata.

    Il tutto collegato con tubo in treccia in acciaio.

    Conclusioni.. il ritorno di Brembo: audacia o rivoluzione?

    Dopo anni di assenza e un primo debutto commerciale poco fortunato, Brembo torna a puntare sulla mountain bike con grandi ambizioni, tecnologie raffinate.

    Già solo il nome e la reputazione dovrebbero invogliarci all’acquisto ma il mercato è pronto per un freno “premium” anche nel prezzo ? E, soprattutto…

    Tu lo sceglieresti un impianto Brembo per la tua MTB? 

    Perché sì o perché no?
    Raccontamelo nei commenti: potenza assoluta, innovazione, fama del brand bastano per convincerti?

    O preferisci l’affidabilità consolidata di altri marchi storici del settore ad un prezzo più concorrenziale?

  • Dai cieli ai sentieri: DJI lancia il motore E-Mtb più intelligente di sempre ?

    L’azienda cinese DJI, leader mondiale nelle tecnologie dei droni e delle fotocamere, è ufficialmente entrata nel mondo dei motori per E-Mtb.

    DJI con Avinox entra nel mondo ebike: e’ davvero una rivoluzione ?

    Il motore DJI Avinox pesa 2,52 kg, circa 0,5 kg più leggero dei competitor full power.

    Per me questo motore ha davvero una marcia in più perchè oltre ad erogare ben 1000 Watt continui con 105 Nm in tutti i livelli di assistenza, nella modalità boost che dura 30 secondi arriva ad erogare ben 120 Nm.

    Le batterie hanno due capacità: 600 o 800 Wh.

    Il tempo di ricarica da 0% al 75% dichiarato dal produttore è di circa 1,5 ore.

    Il display è touch screen a differenza dei competitor.

    Cosa lo differenza dal motore Bosch ?

    Da esperienza personale e senza fare favoritismi ho riscontrato che il cliente medio quando compra una bici preferisce il motore Bosch.

    Adesso però il panorama dei motori E-Mtb cambierà.

    Bosch ha fatto un nuovo aggiornamento sul motore CX Gen5 che porta l’erogazione del motore da 85 a 100 Nm.

    Il motore Avinox di DJI ha un punto di forza che Bosch e gli altri competitor non hanno ancora. La vera rivoluzione non è tanto l’aver aggiunto Nm e Watt, ma l’aver messo una ruota posteriore fonica che fornisce 42 campionature ad ogni giro di ruota contro il classico magnete che campiona una sola volta agiro.

    Grazie alla presenza della ruota posteriore fonica ad alta campionatura la trazione è sorprendente specialmente sui fondi più sconnessi e scivolosi.

    Vari test fanno notare che una volta superati i 25 km/h il motore smette di erogare potenza ma la pedalata risulta sempre molto naturale.

    Non chiamiamolo solo firmware: DJI riscrive le regole del gioco.

    Il Firmware è il cervello della nostra bicicletta, ammetto che DJI ha fatto davvero un lavoro eccezionale grazie all’utilizzo di una IMU a 6 assi (3 assi lineari e 3 assi rotazionali).

    Questa IMU adatta così la potenza del motore in tempo reale per garantire una guida più controllata e una miglior trazione.

    Altra importante novità: il firmware si aggiorna facilmente attraverso l’app.

    Quali marchi ad oggi montano il motore DJI Avinox ?

    Attualmente i marchi che montano il motore DJI Avinox sono:

    • FORBIDDEN
    • MEGAMO
    • TEEWING
    • UNNO
    • AMFLOW

    Prossimamente sarà presente anche Commencal.

    A chi consiglierei di comprare biciclette elettriche equipaggiate con il motore DJI Avinox ?

    Sicuramente lo consigliere a due tipi di ciclisti:

    Per chi è “malato” di prestazioni e vuole un motore dall’anima race, molto potente e modulabile adatto a portarti al limite sui tratti di salita più impervi.

    Al ciclista medio che magari non ha tanto tempo e voglia di allenarsi, esce solo la domenica in compagnia e vuole essere il primo del gruppo ad arrivare in cima senza troppo sforzo.

    Conclusioni finali? Ci sto pensando…

    E voi ?